Lo spaventoso eccesso di mortalità verificatosi in Australia nel 2021 e 2022 è dovuto ai vaccini Covid: non al Covid. Per la precisione, c’è un’associazione causale fra eccesso di mortalità e vaccini. Lo sostiene un preprint che un “eretico” ex docente universitario di Fisica ha inserito sul portale Reserchgate.
Preprint significa che il lavoro in questione non ha (ancora?) ricevuto la revisione fra pari necessaria per la pubblicazione su una rivista scientifica. Il primo autore, Denis Rancourt, è un “eretico” perché è fuori dal mondo accademico. Insegnava Fisica all’Università di Ottawa, in Canada, che lo ha licenziato. Ne è nata una lunga vicenda di carte bollate. Il licenziamento, fondato o meno che fosse, affonda le radici nel fatto che secondo Rancourt i metodi tradizionali di insegnamento e di valutazione sono inefficaci.
Si usa dire che i numeri, se adeguatamente torturati, possono dichiarare qualsiasi cosa. Tuttavia l’enorme eccesso di mortalità è indubitabile ed è veramente arduo spiegarlo semplicemente con il Covid. Questo, nessuno lo mette in discussione.
Un eccesso di mortalità che va ben oltre le morti attribuite al Covid non si è verificato solo in Australia ma anche nell’Unione Europea, negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, ad esempio. Allo stato attuale dei fatti, quello che manca sono spiegazioni condivise e diverse dalle pure ipotesi.
In Australia, le morti sono state circa il 17% in più rispetto agli anni precedenti. Molto si è speculato su un loro possibile legame con le vaccinazioni anti Covid. Le voci ufficiali smentiscono e parlano invece di invecchiamento della popolazione (se considerato, farebbe scendere l’eccesso al 13%) e di Covid, al quale vengono direttamente attribuite la metà delle morti in eccesso. Anche in questo caso, tuttavia, resterebbe un più che significativo eccesso.
Denis Rancourt prova a spiegare questi fenomeni. In base a statistiche ufficiali, scrive che solo il 10-30% delle morti australiane classificate come “per Covid” sono in realtà dovute alla malattia. Le altre, sono morti “con Covid”. Si tratta di persone che avevano contratto il virus, ma che avevano anche ulteriori malattie.
Inoltre, Rancourt si serve delle statistiche ufficiali relative alle date in cui si sono verificate le morti e alle date in cui sono stati somministrati i vaccini. Praticamente, si limita a mettere nero su bianco le concomitanze temporali.
Egli poi nota che la prima ondata di Covid, quella del 2020, non ha influito in modo sensibile sull’aumento della mortalità in Australia. La mortalità, scrive, ha cominciato ad impennarsi a metà dell’aprile 2021, cioè in sincronia con l’avvio delle vaccinazioni anti Covid che hanno dato precedenza ad anziani, fragili ed aborigeni. La mortalità si è inoltre impennata fra la metà di gennaio alla metà di febbraio 2022. Esiste un chiaro legame temporale, dice, con la rapida somministrazione dei cosiddetti booster: le terze dosi.
L’eccesso di mortalità che Rancourt collega alla somministrazione dei vaccini Covid va complessivamente dalla metà di aprile fino alla metà di metà agosto 2022. Citando i dati meteorologici, egli scarta un rapporto con le ondate di calore dell’estate australe. Complessivamente, dice, si tratta di più del doppio delle morti iscritte nelle statistiche australiane come “per Covid” o “con Covid”.
GIULIA BURGAZZI