Improvvisamente sale alla ribalta la Transnistria, il Donbass della Moldova: un piccolo territorio che da tempo si proclama indipendente, pur senza riconoscimento internazionale. E’ situato ai confini fra la Moldova e l’Ucraina meridionale, ha ottimi rapporti con la Russia e vi si parla russo. Soldati russi sono presenti da decenni in veste di contingente di pace.
Ora sembra proprio venire dalla Transnistria la puzza di plutonio – l’allargamento della guerra al di fuori dell’Ucraina, l’escalation verso l’uso del nucleare – che ammorba l’Europa.
Da ieri, lunedì 25 aprile, installazioni ed edifici pubblici in Transnistria sono colpiti da esplosioni. Cos’è mai successo? il separatismo della Transnistria cova sotto la cenere da almeno trent’anni e in tutto questo tempo gli accadimenti eclatanti sono stati ben rari.
Adesso però l’invasione della Transnistria potrebbe essere la premessa per il tentativo dell’Ucraina di riconquistare Mariupol, ormai nelle mani dei russi con l’unica eccezione dei sotterranei dell’Azovstal. Il giornalista ucraino Yuri Butusov propone addirittura un bombardamento preventivo della Transnistria, per riprendere Mariupol e non solo.
Fra gli scopi accessori Yuri Butusov inserisce anche (e forse soprattutto) la conquista dell’arsenale ex sovietico di Kolbasna, ad appena due chilometri dal confine con l’Ucraina. Lo custodiscono soldati russi. Contiene 20.000 tonnellate di armi e munizioni. Ce n’è abbastanza foraggiare molti, molti anni di guerra.
In alternativa, dal punto di vista dell’Ucraina l’apertura di un nuovo fronte in Transnistria sarebbe comunque utile per dividere le forze della Russia e contrastare la sua dichiarata intenzione di acquisire il controllo su tutta l’Ucraina meridionale.
In ogni caso, la fibrillazione è cominciata con la dichiarazione di un generale russo. Ha affermato che in Moldavia viene maltrattata la minoranza di lingua russa. Nel giro di poche ore sono iniziate le esplosioni in Transnistria, dove appunto si concentra la maggior parte dei moldavi che parlano russo. Ieri, lunedì 25, si sono verificate accanto al ministero per la Sicurezza nazionale nella capitale Tiraspol. Oggi su due impianti che diffondono le trasmissioni della tv russa.
Per certi versi, l’allargamento del conflitto alla Transnistria e dunque alla Moldova ben si inserirebbe nello schema attuale della guerra in Ucraina, dove l’Occidente è impegnato di fatto ma non formalmente.
La Moldova è formalmente neutrale, ma di fatto guarda ad Ovest e come l’Ucraina aspira ad entrare rapidamente nell’UE. Come l’Ucraina, la Moldova non fa parte della NATO – dunque un allargamento del conflitto non comporterebbe il diretto coinvolgimento bellico di tutti gli alleati – tuttavia coopera con la NATO. Presumibilmente la NATO aiuterebbe con ogni mezzo la Moldova contro la Russia: la vicenda dell’Ucraina insegna.
Osservatori russi attribuiscono alla Romania (che invece fa parte della NATO) l’intenzione di attaccare ed annettere rapidamente la Transnistria, addirittura! L’intervento diretto di un Paese dell’alleanza atlantica aprirebbe nuove e terrificanti prospettive. Ma anche senza questo ingrediente, nell’Europa orientale sembra stia fermentando un altro cocktail esplosivo.
GIULIA BURGAZZI
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