
Apocalisse, istruzioni per l’uso: cercasi Dante, quello vero
«Nell’era della massima tecnologia, l’atto più rivoluzionario è guardare negli occhi i tuoi spettatori e raccontare loro come stanno le cose. Più che mai, adesso, il teatro avrà questa funzione: perché oggi la vera cultura viene censurata». Guanto di sfida lanciato da due donne, due italiane fuori ordinanza: Adele Caprio e Maria Castronovo.
La prima, fautrice del teatro “evolutivo”, ha trovato il modo di condensare in uno spettacolo leggero, alla portata di tutti, i quattro libri gratuitamente scaricabili che – sull’Alighieri – la professoressa Castronovo ha scritto, negli ultimi 13 anni. Insegnante di lettere, l’autrice ha scoperto – dopo 700 anni – la chiave segreta per leggere la Divina Commedia.
LA DIVINA COMMEDIA SVELATA
E ora? Semplice: si punta sul teatro. Occorre trovare un giovane attore, in età universitaria, disposto a interpretare lo studente esasperato dall’eterno rebus dantesco. «Quello è l’ultimo esame che resta, al nostro protagonista, prima della laurea: e non riesce a superarlo». Ma un bel giorno – anzi, una notte – nella vita del ragazzo (Virgilio, il suo nome) irromperà, direttamente dall’iperuranio, nientemeno che la voce di Dante.
Il ragazzo gli domanda: si può sapere perché hai scritto questo librone che ci perseguita, visto che per noi resta sempre un rompicapo? Il tono è confidenziale, può essere reso in romanesco: «Ma nun te la potevi sposà, ‘sta Beatrice, invece de scrivece sopra ‘n poema?». E Dante gli risponde: «Ma no, cos’hai capito? Guarda che io la Commedia non l’ho scritta per lei: l’ho scritta proprio per te».
OPERA COMPOSTA PER NOI, 700 ANNI FA
Vero? Sì, spiega Castronovo: «Nel Paradiso, Dante fa dire a Beatrice che la sua opera sarà compiutamente compresa solo nell’era precessionale dell’acquario. Cioè sette secoli dopo: oggi, precisamente». Vertiginoso? Fate voi. Di sicuro, la vertigine l’ha provata innanzitutto la studiosa, di fronte all’intuizione decisiva: Dante ha geometrizzato la sua rivelazione cifrata.
Cuore del poema, di estrazione pitagorica: una stella a otto punte. Una dinamica mutante e inesauribile, nella quale si fondono due figure: il triangolo, il numero tre (le tre cantiche, l’energia creante) e il quadrato, il numero quattro (il creato: i fondamenti dell’umano, che per Dante è tetragono).
FISICA QUANTISTICA IN VERSI
«È andata così: un giorno, per gioco, mi sono messa a tradurre i versi in numeri, e i valori numerici in figure geometriche». Risultato: «Trasposta in quel modo, sulla carta, la Commedia mostra di essere la proiezione piana di un solido platonico. Ovvero, una struttura energetica oggi codificata anche dalla scienza: un Ipercubo Cosmico in quinta dimensione».
Semplificando: alla tridimensionalità ordinaria va aggiunto il tempo, la quarta dimensione. Ma il capolavoro si completa con la quinta: la coscienza, che oggi la fisica considera un’effettiva proprietà della materia. Morale? La Divina Commedia può essere letta anche come una sorta di anticipazione – poetica – dell’odierna meccanica quantistica. «Dante ci spiega come “funziona” l’universo. E quindi ci insegna a non averne paura, perché il suo “motore” è davvero la coscienza: che è sua e nostra, al tempo stesso».
IL MESSAGGIO SEGRETO
Proprio quella costruzione geometrica, nello spettacolo in gestazione (“La Ribelle Comedìa”) si materializzerà su uno schermo, un po’ alla volta, man mano che la voce di Dante svelerà, al disorientato baby-Virgilio, che cosa aveva voluto dire. Qualcosa che ha lasciato accuratamente nascosto, tra le pieghe del testo, in un’epoca in cui si correva il rischio di finire al rogo, se solo si fosse osato esplicitare una cosmogonia diversa da quella imposta dal potere dogmatico imperante.
«Il sottotitolo del nostro lavoro potrebbe essere: apocalisse, istruzioni per l’uso». Lo afferma Adele Caprio, laureata in lingue e in psicologia, autrice e regista. Ha alle spalle 13 anni di televisione italiana. Ora guida l’associazione “Le Nuvole” e la Libera Università di Nuova Pedagogia. Una palestra per menti aperte, decise a rompere gli schemi del dominio fondati sulla manipolazione (e il terrore).
SMETTERE DI AVERE PAURA
«Stiamo assistendo a un cambiamento epocale, davvero apocalittico: che però deve partire da noi, dalla nostra espansione della coscienza. Per esempio: smettendo di avere timore e preparandoci, con chi sta lavorando con noi per il cambiamento, ad essere pronti a questo passaggio». Ecco perché, aggiunge Adele, è fondamentale l’informazione indipendente: per poter agire in modo efficace, le cose bisogna innanzitutto saperle, sforzarsi di impararle.
Apocalisse? Sì: disvelamento. I punti ormai sono chiari, dice la regista: dopo le guerre, i terrorismi, le crisi finanziarie e il panico psico-pandemico, oggi ecco l’emergenza climatica. «Poi resta solo l’invasione degli alieni cattivi: siamo proprio arrivati alla fine dell’agenda. Siamo vicini all’ultima carta: dopo, non c’è più niente».
LIBERARSI DALLE CATENE
O meglio: c’è Dante. C’è il suo clamoroso avvertimento, che risale a 700 anni fa. «Dante ci legge esattamente per come siamo: schiavi, infelici, sottomessi. Immobilizzati, incarcerati. Impecoriti, spaventati: impauriti, se non terrorizzati. E ci legge così – dice Maria, la sua “scopritrice” – perché sta parlando proprio a noi di oggi».
Sconcertante, vero? «Il grande poeta è consapevole di non lavorare per i suoi contemporanei: io scrivo – dice – per le alte cime dove soffierà la mia voce come un vento fortissimo. E allude al periodo in cui le acque, finalmente, tracimeranno. Stava quindi aspettando proprio questi nostri decenni, per darci le chiavi del paradiso: il modo per aiutarci a dire finalmente basta».
TEATRO EVOLUTIVO
Aggiunge Maria: «È ora di comprendere che noi siamo in movimento, come lo è tutto l’universo: in ogni istante cambiamo stato e posizione, cambiamo orbita. Chi ci immobilizza ci vuole paralizzare: ha ucciso la nostra creatività, la possibilità di utilizzare i nostri grandi poteri. Chi ci domina non vuole che li scopriamo: e a svelarceli è proprio Dante».
Perché il teatro, per raccontare questa intuizione esplosiva? «Perché non posso obbligare nessuno a leggere le 1300 pagine che ho scritto sull’Alighieri. Mi hanno letto a Tokyo, in Bulgaria, ad Harvard. Ma i giovani – per recepire questo messaggio salvifico, quest’oasi di salvezza – hanno bisogno di una divulgazione più semplice e immediata, attraverso il palcoscenico. E con l’aiuto di un copione divertente, tutt’altro che pesante».
APRIRE LE MENTI
Teatro “evolutivo”, dunque? Adele Caprio sa di cosa parla: ha frequentato persino il mitico Actor’s Studio di New York. «Il nostro teatro è l’opposto del puro intrattenimento: nel cinepanettone paghi, ridi e vai a casa contento. Però alla fine torni sempre nella tua gabbietta, quella con la ruota del criceto, da cui eri uscito solo per un attimo. Noi invece la ruotina del criceto la smontiamo proprio». La chiave: leggerezza, in primis. «Abbiamo come leva l’umorismo, ma di tipo pirandelliano: il messaggio deve far pensare, non deve lasciarti più».
Testualmente: «Nel teatro evolutivo – di cui quest’estate a Lugano animeremo il primo festival internazionale – quando esci dallo spettacolo non sei più la stessa persona. La nostra è una performance che mette dei semi, dentro di te: ti cambia. E solo attraverso la trasformazione personale si può arrivare al cambiamento sociale (politico) di cui abbiamo tanto bisogno, oggi più che mai».
ELEVARE LA COSCIENZA
Niente di inedito, peraltro: quel tipo di teatro – assicura Adele – è sempre esistito. Viene dagli antichi rituali: in Egitto l’incoronazione del faraone durava tre giorni. Un rito rimasto immutato per secoli. «È un rito anche la messa cristiana, che volendo può essere vista anche come una sorta di rappresentazione (sacra). Non a caso, durante il medioevo, nelle chiese si tenevano spettacoli: il presepe vivente, la Passione di Cristo».
Infatti, il teatro “evolutivo” di Adele Caprio «tratta temi spirituali, di elevazione della coscienza». E quindi «richiede un training particolare, per l’attore: solo quando avrai ampliato la tua capacità coscienziale sarai in grado di far fare un salto in avanti agli spettatori».
CERCASI ATTORE
Niente business, dunque. Allestimento semplicissimo, anche per la pièce dantesca itinerante. Un solo attore in scena, una voce fuori campo, due luci e uno schermo con le animazioni grafico-geometriche: l’ossatura “segreta” della grande opera dantesca. Caprio & Castronovo cercano alleati: basta farsi vivi, via email, presso la compagnia. Gruppi, associazioni, scuole, privati cittadini. E naturalmente: attori.
«Sì, cerchiamo prima di tutto giovani attori che vogliano fare un provino per interpretare Virgilio: ragazzi sui 25 anni, prossimi all’età della laurea. Ma siamo liete anche di ricevere aiuti e indicazioni da persone che volessero poi accogliere lo spettacolo. Per ospitarlo basta davvero poco: una terrazza, un salotto, un giardino».
LA RIBELLE COMEDÌA
Insomma, potenziali collaboratori per questo teatro tascabile ed entusiasmante, on the road, che infatti vorrebbe girare l’Italia. Servono follower che siano soprattutto alleati: «Persone che capiscono che non basta andare in piazza, per fare la rivoluzione: la vera rivoluzione si fa con la cultura, cambiando la mente delle persone». E chi meglio di Dante – quello vero – per arrivare a spalancare il cervello?
In poco più di mezz’ora, la “Ribelle Comedìa” si candida a immergere lo spettatore in un’avventura fantastica, imperdibile. Che nasce da uno sforzo creativo notevolissimo: sintetizzare – con una buona dose di humour – il monumentale lavoro esegetico prodotto in questi anni dalla professoressa Castronovo.
QUEI CANTI STELLATI: SONO UN VALZER
Una delle sue scoperte più clamorose? La illustra alla perfezione nel capolavoro “Il valzer dei canti stellati”: i canti danteschi viaggiano a coppie, come danzando. «Per comprendere il canto 1 devi leggere a ruota il 51. Poi passi al 2 e al 52, e così via. Vale anche, in grande, per le cantiche. Il Paradiso? È lo specchio perfetto dell’Inferno. Visione capovolta e complementare: nessuno, tra i beati, dimentica mai la Terra, la nostra condizione e le nostre sofferenze. Il messaggio è decisivo: non abbiate paura. Riscoprite le vostre facoltà, che il potere vi nasconde».
«Nei miei libri su Dante – aggiunge Maria – il lettore cerca una fatica da percorrere. Del resto, io stessa ho dovuto veramente smontare il poema e rimontarlo, scoprendone un altro. Imbattendomi cioè nel poema che Dante amava: il poema della verità, della rivelazione». Lo spettacolo rende tutto più rapido, semplice e intuitivo.
ESSERE LIBERI, GRAZIE A DANTE
Il vero avvertimento che l’Alighieri ha voluto rivolgere ai posteri, cioè noi? Esortarci a riscoprire il potere di capire e creare, di agire, di scegliere. «Insiste proprio sulla libertà di scelta: tu sei l’individuo “per te stesso preso”, e hai il diritto di essere quattro cose: il tuo corpo, la tua intelligenza, la tua anima e il tuo spirito».
Tradotto: siamo molto più grandi di quanto pensiamo. Ne è perfettamente consapevole il potere, che ci mente ogni giorno e ci schiaccia perché ci teme. E allora, il vecchio Dante (la vera Commedia) diventa un’arma nuovissima: di legittima difesa. Un’arma potente, invincibile.
Ecco l’appello politico-culturale di Adele Caprio e Maria Castronovo. Formidabili combattenti, in quest’Italia dove le migliori avanguardie culturali hanno capito che è ora di muoversi: con l’informazione, certo. E anche con il teatro: per spiegare che il futuro, volendo, è nelle nostre mani. Parola di Dante Alighieri.
GIORGIO CATTANEO
(Per partecipare al casting e aderire al progetto: poeticateatro@gmail.com).