Negli Stati Uniti arrivano le transizioni di genere per animali, ultima frontiera del mondo woke. Un numero sempre maggiore di padroni porta i propri animali domestici dal veterinario denunciando anomalie comportamentali che a loro dire starebbero ad indicare un problema di identità di genere. Tuttavia questo non trova tutti d’accordo.
IL VIDEO DI KYLE FORGEARD
In un video divenuto virale, un uomo (trattasi in realtà di Kyle Forgeard, un attore canadese, fondatore del canale YouTube “Nelk”) si presenta in una clinica veterinaria con il suo carlino in braccio. Il cane indossa un tutù rosa. Il padrone chiede alla segretaria se la clinica si occupi per caso di transizione per animali. Segue il dialogo tra medico e padrone:
– “Ogni volta che [il cane] vede il tutù pretende di indossarlo. Non voglio sterilizzarlo, vorrei che piuttosto facesse una transizione di genere”;
– “Questa è una clinica base, non offriamo servizi di tipo comportamentale”;
– “Cosa significa? L’identità di genere è qualcosa di comportamentale?”;
– “No, semplicemente qui non offriamo questo tipo di servizi”;
– “Beh, quello che ha detto suona parecchio transfobico, lo segnalerò alla comunità Lgbt”.
Pare chiaro, se si conosce lo stile di Kyle Forgeard, che il suo video altro non è che un servizio provocatorio per denunciare questa nuova tendenza. Ma per molti altri la questione è assolutamente seria.
LA QUESTIONE ANIMALI TRANS
Su Facebook, ad esempio, ci sono pagine come TransPetsRescue dedicate agli animali transgender. PetCareRx, invece, un’associazione di New York che si occupa di salute e benessere degli animali domestici, considera la transizione dei cani assolutamente normale. Secondo quanto si legge sulla pagina, non sono gli animali a mostrare una consapevolezza di genere, ma il ruolo del padrone supplisce alla loro impossibilità di comunicare il disagio. I cani possono essere gender fluid proprio come gli umani, si legge sul sito di PetCareRx.
Il sito Sdlgbtn, che si occupa di notizie riguardanti il mondo Lgbt, tratta abitualmente l’argomento. I cani, si legge, sono molto vicini all’uomo e possono essere transgender proprio come i loro amici bipedi. Tra le altre cose, i padroni attenti sarebbero in grado di capire perfettamente il reale orientamento sessuale dei loro cani.
Un sito indiano che offre anche consulti veterinari on line: PatMyPaws racconta di come la consapevolezza nei confronti degli animali transgender sia aumentata negli ultimi anni, benché vi siano pochi casi davvero documentati di cui racconta. Nel 2000, un cane britannico di nome Thomas, nato maschio, aveva cominciato a urinare come i cani di sesso femminile. Fu allora che il padrone, secondo PatMyPaws, decise di somministrare ormoni femminili al cane per completare la transizione. In maniera del tutto simile, nel 2003, un gatto statunitense di nome Mew, nato maschio, si era sempre comportato al femminile. Dopo aver consultato diversi veterinari, anche Mew fu sottoposto alla terapia ormonale per completare la transizione.
Infine, il caso più famoso, forse, è quello di Molly. Mary e Frank, una coppia che nel 2006 aveva perso il proprio amico a quattro zampe per un tumore allo stomaco, decidono che è arrivato il momento di cercare un nuovo compagno: è il 2017. Una loro amica ha una cucciolata: è allora che scelgono Molly, appunto, un cane che sembra essere a tutti gli effetti una femmina. Anche alla sua prima visita, il veterinario conferma il sesso del cane. Dopo qualche mese Mary nota strani comportamenti. La donna preoccupata si reca nuovamente dal medico che formula la diagnosi. Il dottor Ross Allan spiega a Mary che Molly è un cane intersex, ovvero nato con entrambi gli organi sessuali. Dovranno pertanto operarlo per riassegnargli un unico sesso.
ANIMALI E GENDER: IL DIBATTITO
Veterinari e psicologi del comportamento animale, sempre secondo PatMyPaws, confermano che sempre più padroni riferiscono di vedere casi di cani e gatti con comportamenti tipici del sesso opposto. Tuttavia, il dibattito è ancora aperto. Non è affatto chiaro se cani e gatti davvero possano davvero nascere con quella che gli umani chiamano disforia di genere. O se piuttosto si tratti solo di una percezione del padrone, o se infine derivi dall’assunzione di ormoni (tramite il cibo) o da farmaci.
Nella comunità veterinaria non vi è consenso unanime su cosa sia il gender (e se esista) nel caso di cani e gatti. Mentre il concetto di pseudoermafroditismo (quello di Molly per intendersi) è qualcosa di scientificamente noto, quello di “genere” rimane ancora tutto da capire. Eppure c’è chi si preoccupa già di possibili episodi di transfobia nei confronti di pets dai comportamenti particolari. Dopo la spinosa questione della transizione dei bambini, quella del gender negli animali domestici sembra l’ennesima trovata propagandista del mondo ultra liberal woke. Ma una cosa resta da chiarire. Come chiederanno agli amici a quattro zampe il consenso informato all’intervento o all’assunzione di ormoni?
MARTINA GIUNTOLI