Chiunque graviti nel variegato mondo della alternativa a questo Sistema conosce benissimo l’idea secondo cui uno dei modi più infallibili che il Potere adopera per perpetrare se stesso è quello di generare fenomeni di divisione, orizzontali o verticali che siano (conflitti di classe, ideologici, etnici, generazionali, etc..). Il motto è sempre quello del “Divide et Impera”.

Sulla base di questa nostra consapevolezza, è facile capire quanto oggi sia importante creare un contenitore che, all’interno di una ideologia chiara e conclamata, senza alcun effetto caotico, sia per definizione “trasversale”, ossia che indirizzi verso una medesima meta persone provenienti da esperienze e sensibilità differenti.

In passato, in maniera incompleta e vagamente ambigua ci sono state esperienze che parevano indirizzarsi sulla strada di quello che il mainstream definisce impropriamente “rossobrunismo”, ovverosia l’unione di elementi di estrema sinistra e estrema destra. Questa prospettiva, diciamolo subito, appare oggi insufficiente poiché soprattutto legata ad un immaginario novecentesco, mentre il quadro delle appartenenze politiche si è oggi ulteriormente frastagliato.
Ancora Italia ha l’occasione epocale, davvero unica, per riunire sotto una unica bandiera le sensibilità politiche e spirituali più varie, mandando in frantumi la visione semplicistica e manichea che le forze politiche operanti affermano.

Ancora Italia può divenire davvero il partito di chi afferma una visione differente, a prescindere dal suo percorso personale.
E’ bene però comprendere un aspetto che è determinante: servirebbe a poco creare oggi un movimento politico in cui convivano correnti di pensiero sostanzialmente impermeabili le une alle altre. Il passo che dobbiamo tutti compiere ci impone di spingerci ancora più avanti: ossia di accogliere ogni differenza con cui entriamo in contatto come una opportunità di crescita; non dobbiamo mirare al fatto che una sensibilità egemonizzi l’altra, ma dobbiamo in qualche modo completare la nostra prospettiva con elementi che ritenevamo anche inconciliabili.

Sto invitando all’abbandono degli ideali che hanno formato ciascuno? Sto indicando l’uscita dai propri convincimenti spirituali? Assolutamente no. Desidero che ognuno porti con sé la sua storia, disponibile però ad integrarla con altre visioni del mondo.
Non sto inventando nulla, un pensatore come Alain de Benoist lo sosteneva già alla fine degli anni settanta del secolo scorso: “Occorre pensare simultaneamente ciò che prima era pensato alternativamente”… Dobbiamo porre le basi di un pensiero politico e di una azione fatta soprattutto di “e…e”, non di “o…o”.

Se avremo chiaro l’obiettivo, e su questo saremo saldi, un approccio di questo genere può davvero mandare in cortocircuito i detentori del Discorso.
Mai come oggi è essenziale conoscere se stessi ed essere se stessi. Ma per fare questo è necessario essere anche disponibili ad imparare dall’altro.

ANTONELLO CRESTI

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