Reinventarsi è diventato un obbligo per tutti quei liberi professionisti, imprenditori, artisti o lavoratori nel campo della ristorazione che sono stati licenziati, lasciati a casa o costretti a chiudere la propria attività per colpa della pandemia. Molti si sono reinventati nel campo del food delivery, e pare che solo in Italia si sia arrivati a contare circa 30.000 rider che portano a casa la spesa o la cena in bicicletta o in scooter. Si tratta di lavoratori precari che vivono di consegne a domicilio, alle prese ogni giorno con problemi di sicurezza e diritti violati.
Quando parliamo di Uber, Foodora, Deliveroo, Glovo ecc. ci riferiamo a un fenomeno particolare, quello della gig economy, un modello dove le prestazioni lavorative stabili sono azzerate e gli impiegati e i dipendenti a tempo indeterminato praticamente non esistono (molti sono studenti e immigrati).
Per far accettare questo nuovo modello di precariato agli occhi dell’opinione pubblica, i media hanno iniziato a scrivere storie edulcorate straripanti di sentimentalismo, volte a sbandierare i punti di forza della gig economy in modo da farla penetrare gradualmente e renderla accettabile.
Enrica Perucchietti, “Fake news. Come il potere controlla i media e censura l’informazione indipendente per ottenere il consenso”, Arianna editrice: https://www.ariannaeditrice.it/prodotti/fake-news-4d
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