Il 9 maggio è di certo la festa più sentita dai russi: il Giorno della Vittoria sul nazifascismo. Ogni angolo delle città russe vede sventolare la cosiddetta “Bandiera della Vittoria” che è la bandiera che sventolò sul Reichstag segnando la fine della guerra e la definitiva vittoria sul “fascismo” (in russo anche il nazismo tedesco è indicato col generico termine di “fascismo”). Una delle manifestazioni più impressionanti delle celebrazioni del 9 maggio è il cosiddetto “Reggimento immortale” (in russo: “Bessmertnyj polk”). I russi sfilano per la città portando il ritratto di un loro parente caduto nella “Grande Guerra Patriottica”.
Questo tipo di manifestazione non è antico: l’idea nacque solo nel 2012 nella città siberiana di Tomsk e, nel giro di pochi anni, divenne consuetudine in tutta la Russia e in 110 Paesi del mondo: ovunque ci sia una comunità russa ci sarà un reggimento immortale perché ogni russo ha in famiglia un parente caduto nella Grande Guerra Patriottica. I caduti russi per sconfiggere il nazismo sono stati 30 milioni, il più grande tributo di sangue di tutta la Seconda Guerra Mondiale.
Sfilano i russi a Parigi, ad Amburgo, a Hong Kong, a Tokyo, a Buenos Aires e persino a New York e Washington oltre che ovviamente a Milano e Roma. E la nostra stampa, con il misto di ideologia e ignoranza che la contraddistingue, dà subito una lettura ideologica della cosa. Se a sinistra l’Huffington Post scrive che a Roma sfilerebbero i “putiniani d’Italia” a destra Libero tira ovviamente in ballo i “comunisti”.
Il 9 maggio non è una festa ideologica come è diventato il nostro 25 aprile. Nemmeno un nostalgico degli Zar metterebbe in discussione la Festa della Vittoria e il reggimento immortale. Perché anche il nostalgico zarista ha un nonno morto per permettergli di sopravvivere. La Grande Guerra Patriottica non fu un combattere per Stalin o il comunismo (e lo capì lo stesso Stalin mettendo da parte la retorica bolscevica e addirittura facendo portare in processione l’icona di Vladimir) ma per la stessa sopravvivenza del popolo russo visto che Hitler aveva piani di sterminio anche verso gli slavi. E il reggimento immortale sfila anche a Kiev.
Poka my pmny, oni zhiv. Finché ricorderemo vivremo. Questo il motto del reggimento immortale. La memoria di una guerra per sopravvivere nella quale ogni famiglia ha perso un loro caro. E forse sarebbe bene che li ricordassimo anche noi. La Russia ha versato il più grande tributo di sangue, come già detto, ma non solo: tutti gli storici sono concordi nel dire che Stalingrado è stata ancora più determinate del D-Day e della battaglia d’Inghilterra per la sconfitta del nazismo
Spasiba Dedu za pobedu: Grazie nonno per la vittoria, è possibile leggere tra i cartelli in questi giorni in Russia e anche in Ucraina. E forse sarebbe bene che anche noi dicessimo uno spasiba a chi, tutto sommato, ha liberato Auschwitz evitando che fosse ancora in funzione.
ANDREA SARTORI
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