“Meloni, strappo con la Cina: al premier cinese annuncia l’uscita dalla Via della Seta, ma nega pressioni dagli Usa”. Quasi come dire: la mafia non ci risulta. Oppure: il lupo nega ogni addebito, mai avuto a che fare con Cappuccetto Rosso. Farebbe ridere, in teoria, se non fosse tutto vero. O meglio: tutto falso.
Vero che i media raccontino storielle come questa, della Meloni che decide da sola quanto essere vicina o lontana da Pechino. Vero che scrivano di tutto, ormai: che i russi – come popolo, addirittura – sarebbero oscuri agenti del Male. E prima ancora, che un virus scappato di mano ai cinesi, sempre loro, potesse malauguratamente portare alla sospensione della democrazia in quasi tutto l’Occidente.
IL RUOLO DEL TERRORE
Ricorre lo stesso gesto: tagliare i ponti, bruciare le navi. Scossoni brutali, che determinano cambiamenti irreversibili. Avverbio obbligatorio: ormai (purtroppo). Sostantivi: paura, allarme, emergenza. Con una grande novità, rispetto a prima: l’aggettivo “mondiale”. Tutto e subito, simultaneamente addosso all’intera popolazione del pianeta.
Il mantra: statene certi, il mondo non sarà più lo stesso. Da quando? Lo sappiamo: da quel maledetto martedì 11 settembre. Correva l’anno 2001: colpito il Pentagono e soprattutto le Torri Gemelle, nel cuore di New York. Crollato di colpo anche l’Edificio 7, non sfiorato da proiettili né lambito dalle fiamme.
LA FINE DI MASSUD
L’inferno, a Manhattan. Ma i passaporti dei presunti terroristi ritrovati subito, intatti, tra le macerie fumanti. Ricordava Giulietto Chiesa: due giorni prima, il 9 settembre, Bush aveva già sulla scrivania l’ordine di attacco per l’Afghanistan. Dove – in quelle stesse ore – veniva assassinato Ahmad Shah Massud, eroe della resistenza afghana contro i Talebani.
Ucciso da due finti giornalisti, inviati dal “signore della guerra” Gulbuddin Hekmatyar. Un losco figuro agli ordini dell’Isi, l’intelligence militare del Pakistan (succursale della Cia). Squillante la denuncia di Benazir Bhutto, candidata alla presidenza pakistana, a sua volta uccisa con una bomba nel 2007: tutta opera della Casa Bianca, la fine di Massud.
UCCISA BENAZIR BHUTTO
Il dittatore di Islamabad, generale Pervez Musharraf – disse la Bhutto, fermata a un passo dall’incoronazione – agiva per conto dei servizi segreti Usa. Dovevano eliminare Massud, leader presentabile e indipendente, per poter dominare l’Afghanistan dopo aver sconfitto i Talebani, anch’essi una creazione originata dai mujaheddin sostenuti da Washington.
Surreale, nel 2011 (occhio alle date, la ricorrenza del numero 11) la presunta eliminazione di Osama Bin Laden, già socio degli Usa e agente speciale di Zbigniew Brzezinski nell’Afghanistan occupato dai sovietici. Foto memorabile, nell’album di Barack Obama: il vertice Usa nella war room della Casa Bianca. Didascalia: stanno seguendo in diretta l’assalto, in corso ad Abbottabad.
ALTRO SHOW: BIN LADEN
Immagini dell’evocato blitz: nessuna. Doveva bastare la parola del presidente degli Stati Uniti, Premio Nobel per la Pace: abbiamo giustiziato Bin Laden. I Navy Seals coinvolti nell’operazione? Morti poco dopo, a Kabul: il loro elicottero abbattuto “per errore” da un razzo sparato dalle forze aeroportuali. Fuoco amico.
C’è chi sottolinea l’ostinazione nel riproporre il numero 11, che nel linguaggio esoterico simboleggerebbe la morte. E non solo: due volte Uno, come a indicare un secondo Dio (non proprio benevolo). Un mastodontico Undici, le Twin Towers, svettante verso il cielo di New York. Traduzione monumentale delle due colonne del tempio massonico, Jachin e Boaz: da un lato la saggezza della creazione, dall’altro la forza.
CODICI MASSONICI
Un sigillo massonico, le Twins: per evocare la sapienza e la missione storica di quell’America originaria e ribelle, nemica dell’oscurantismo e dell’assolutismo. Un’America pronta a disegnare, con squadra e compasso, persino la pianta urbanistica della sua capitale, Washington.
Luci e ombre, sempre le stesse. Vero punto d’inizio? Forse, l’omicidio di John Kennedy a Dallas nel 1963. Attenzione alla data: 22 novembre (due volte 11). Ne parla Bob Dylan, nel suo capolavoro del 2020, “Murder Most Foul”. Scrive: il video del massacro sulla Dealey Plaza l’avrò riguardato almeno 33 volte. In un altro verso, qualcuno dice a Kennedy: coraggio, i tuoi fratelli stanno arrivando. Lui si allarma: quali fratelli?
LA HATHOR PENTALPHA
Probabilmente – sostiene il massone Gioele Magaldi – quella che uccise Kennedy era la medesima filiera che poi, nel 1973 (sempre l’11 settembre) avrebbe assassinato Salvador Allende in Cile. Il medesimo genere di “fratelli”. Passo ulteriore, creata la superloggia Hathor Pentalpha, l’approdo al terrorismo “false flag” come metodo sistematico.
Dettaglio: Hathor è uno dei nomi della dea egizia Iside (in inglese, Isis). Nella Pentalpha avrebbero militato personaggi decisivi: i Bush, Blair, Sarkozy, lo stesso Erdogan. Magaldi lo scrive nel libro “Massoni”, uscito nel 2014 per Chiarelettere. Un bestseller, ignorato dai media. Fondato su archivi massonici riservati: però pubblicabili, come chiarito dall’autore, a fronte di eventuali contestazioni. Mai pervenute, in ogni caso.
IL POTERE DEL BUIO
Lo stesso silenzio ufficiale attorno a un libro simile – discutibile, come qualsiasi pubblicazione editoriale – conferma la tendenza del mainstream: oscurare e ignorare ogni possibile fonte di disturbo, rispetto alla narrazione ufficiale. Sgomenta, l’idea che il pianeta possa davvero essere governato nell’ombra? Se non altro, questo suggerimento libera il campo dal chiasso pedestre delle vecchie tifoserie: ridimensiona il classico antiamericanismo di maniera, speculare all’attuale russofobia imperante.
Omertose reticenze? Ebbene, sì: ne sa qualcosa Massimo Mazzucco, che ha appena sfidato Enrico Mentana invitandolo a vuotare il sacco. Dice Mazzucco: «Ogni anno, l’11 settembre penso a lui. Perché, nel 2006, fu il solo ad avere il coraggio di trasmettere, in prima serata, il mio documentario “Inganno globale”, sui retroscena del crollo delle Torri».
MAZZUCCO SFIDA MENTANA
Poi cosa accadde? Qualcuno “consigliò” a Mentana di lasciar perdere? Peggio: nel 2017, in una conferenza di Ted, il mattatore de La7 si iscrisse al partito dei debunker. Di solito – disse – si sconsiglia di discutere con un cretino, perché il pubblico potrebbe non cogliere la differenza e scambiare per cretino anche te. Errore, aggiunse Mentana: il cretino complottista va stanato e demolito, facendo fare solo a lui la figura del fesso.
Bene, lo rimbecca Mazzucco: noi cretini siamo ancora qui che aspettiamo di essere finalmente illuminati, dopo oltre vent’anni, sulle incredibili incongruenze dell’11 Settembre. La lista è sterminata. Esempio: come fa un grattacielo a venire giù in caduta libera senza l’aiuto di esplosivi? Impossibile. Lo assicurano i 3.000 architetti e ingegneri americani dell’associazione 9/11 Thruth.
FROTTOLE UFFICIALI: TROPPE
E che dire, dei dirottatori-fantasma? Non ripresi nei video all’imbarco, nonostante le centinaia di telecamere. Poi, lo strano ritardo dell’aeronautica militare: più di un’ora per richiamare i caccia, nonostante l’America fosse sotto attacco con aerei dirottati. Altra notizia: gli intercettori erano tutti fuori per un’esercitazione – senza precedenti, per le sue dimensioni – programmata proprio per quel giorno.
Ancora: come fa un velivolo da 100 tonnellate a sparire completamente dentro una buca, a Shanksville, che poi si sarebbe richiusa su se stessa prima ancora che arrivassero i soccorritori? E perché il vicepresidente Dick Cheney avrebbe ordinato di non abbattere l’aereo che si stava avvicinando a Washington, nonostante le Torri Gemelle fossero già state colpite?
VERITÀ IMBARAZZANTI
Infine: come spiegare che un Boeing 757 possa entrare in un buco che è circa la metà della sua proiezione alare, scomparendo quasi per intero al suo interno? A proposito di Boeing: si misero a ridere, i costruttori, quando Mazzucco domandò loro se un aereo come quello potesse davvero viaggiare a 800 chilometri orari, senza spezzarsi in volo vista la densità dell’aria, a un’altezza di appena qualche centinaio di metri dal suolo.
Secondo le ricostruzioni ufficiali, i presunti dirottatori erano alle prime armi, come piloti. Eppure, quella tragica mattina, avrebbero compiuto manovre difficilmente imitabili da un asso dell’aviazione, ai comandi del suo caccia militare. Si è arrivati persino a raccontare che le Twin Towers sarebbero state fragilissime: un gioco da ragazzi, raderle al suolo.
NUOVO SECOLO AMERICANO
Peccato che il Comune di New York ne avesse autorizzato la costruzione solo dopo aver avuto la garanzia che potessero essere anch’esse abbattute, come ogni altro grattacielo di Manhattan: ed erano così gracili, quei giganti di acciaio e cemento, che si ritenne che li si sarebbe potuti demolire solo facendo esplodere, nelle fondamenta, piccole bombe atomiche. Tutto scritto, nelle carte municipali.
Tremila morti al momento del crollo, più dodicimila “feriti”: cittadini intossicati dai fumi d’amianto e colpiti dal mesotelioma pleurico. Una strage spaventosa, terrificante, verificatasi poco dopo la pubblicazione del Pnac, il Piano per il Nuovo Secolo Americano che qualcuno voleva imporre a qualsiasi costo. Firmatari: gli alfieri “neocon” del neoliberismo militarizzato.
LIBIA, SIRIA, UCRAINA
Loro, i signori della “guerra infinita”. I Bush, Paul Wolfowitz, Cheney e Rumsfeld. E personaggi come Robert Kagan (marito di Victoria Nuland, oggi in forza al Dipartimento di Stato). La loro tesi: è lecito ricorrere a ogni tipo di mezzo, pur di salvaguardare l’egemonia statunitense sul pianeta e i privilegi esclusivi di cui gode il Paese della Libertà, a cui tutto è concesso.
Raccontò il generale Wesley Clark, senza nascondere il proprio personale disappunto: tante nazioni poi travolte dalle guerre americane – ogni volta con un pretesto diverso – erano nel mirino dei “neocon” fin dall’inizio. Iraq, Afghanistan, Libia, Siria: quei popoli sarebbero tutti finiti nei guai, a prescindere dalle decisioni dei loro governi. Lo stesso Brzezinski ammise, per iscritto: l’Ucraina è il paese-chiave, la leva da usare per colpire la Russia.
IL CASO KENNEDY
Problema: la progressiva sparizione della verità, dal discorso pubblico prevalente, proprio a partire da quel maledetto 11 Settembre. Milioni di persone hanno ormai mangiato la foglia. Ma non c’è da sperare che si arrivi tanto presto a confessioni vere e proprie. Ne è convinto l’ottimo Mazzucco, che cita il caso Kennedy: ufficialmente, il colpevole è ancora il killer solitario Lee Oswald.
Mai raccolte dal mainstream, infatti, le ammissioni nel frattempo pervenute. In punto di morte, Howard Hunt (allora numero due della Cia) rilasciò al figlio una dichiarazione registrata: siamo stati noi, a uccidere il presidente. Di rimando, le dichiarazioni del pilota Tosh Plumlee: fu lui, uomo dell’intelligence, a trasportare a Dallas con un volo segreto alcuni dei killer.
CONFESSIONI IGNORATE
Uno di loro, Chuck Nicoletti (mafia di Chicago) avrebbe colpito Kennedy alla schiena, sparando da un edificio attiguo a quello in cui era appostato Oswald. Ma il colpo decisivo, mortale – alla tempia sinistra – sarebbe stato esploso da distanza ravvicinata: dalla famosa collinetta erbosa. Dove, protetto dal Secret Service, era in agguato un altro scagnozzo della manovalanza mafiosa: James Files.
Chi lo dice? Lo stesso Files, poi raggiunto – nel carcere in cui intanto era finito, per altri reati – da un investigatore privato di Dallas, Joe West. A sospettare di Files era stato un detective federale, Zack Shelton. L’Fbi però lo aveva dissuaso dall’indagare. Così, Shelton aveva passato la palla a West.
MERCURIO, MISTERI E SEGRETI
Deciso a far riaprire il caso, l’investigatore aveva presentato l’apposita istanza giudiziaria. Poi si era ricoverato per un’operazione chirurgica considerata di routine: ma era morto sotto i ferri. Al che, dal suo penitenziario, il presunto killer reo confesso – James Files – si mise in contatto con gli autori del documentario a cui avrebbe consegnato la sua verità.
Rivelazione, quella di Files, che culmina nella seguente frase: se riesumaste la salma di Kennedy – disse – nel suo cranio trovereste ancora le tracce del mercurio di cui era imbottita la pallottola che gli sparai. Dettaglio: proprio il mercurio simboleggia il 33esimo grado del Rito Scozzese. L’ennesima firma?
LA PISTA SCOZZESE
Il primo 11 Settembre della storia – ricordano i collezionisti di coincidenze – fu quello del 1297, quando la Scozia di William Wallace sconfisse l’esercito inglese nella guerra per ottenere l’indipendenza da Londra. Da allora, alcuni maniaci avrebbero inteso riproporre più o meno velatamente quella data, per alludere al loro predominio?
La cronaca geopolitica racconta che la Cina maoista fu cooptata da quella stessa élite invisibile, per farne la nuova superpotenza mondiale. Doveva diventare un gigante bifronte: formidabile, sul piano economico, ma sempre dittatoriale. Un modello perfetto, da esportare poi nell’Occidente dove – secondo la Trilaterale dei Kissinger – la democrazia stava diventando un fardello sempre più scomodo: qualcosa da indebolire e svuotare.
OPERAZIONE CINA
Nel duemila, alla Cina fu permesso di entrare nel grande club del Wto senza le garanzie richieste invece a tutti gli altri partner: libere elezioni, diritti sindacali e misure anti-inquinamento. Da qui il balzo spettacolare del gigante asiatico, che ha stupito il mondo battendo ogni record di crescita.
Poi arrivarono i “neocon”: non bastava, la globalizzazione al rallentatore. Non era sufficiente aver trasformato la Cina nella manifattura del mondo, a basso costo, per la gioia della finanza, tra migliaia di improvvise delocalizzazioni. Aver condannato l’occupazione, in Occidente, penalizzando lavoratori e classe media? Non era ancora abbastanza: occorreva accelerare.
GLOBALIZZARE LA PAURA
Per usare la guerra imperiale, come strepitoso volano (approfittando del tracollo dell’Urss) era però necessario un casus belli epocale: l’attentato del secolo, con il quale si battezzò – in un mare di sangue – il neonato millennio. E con un indotto micidiale, anche in termini politici e psicologici: terrore, minaccia, controllo. Rassegnazione sociale.
La sorveglianza orwelliana come orizzonte. Regolarmente innescata da pretesti fabbricati in laboratorio: dallo spread a Greta, passando per i tagliagole dell’Isis. Per poi arrivare fino allo spettacolare esperimento del 2020, il bombardamento planetario di leggende virali con il relativo, inevitabile fatturato: economico, ma soprattutto psico-politico.
IL PRECEDENTE: GENOVA
Altro avvertimento, sempre dal vecchio Dylan: lo scheletro armato di siringa che bussa alla porta, in piena notte, nell’iconografia che accompagna il brano “False Prophet”. Chiarissimo rimando suggestivo agli stregoni dell’Oms e al loro ambiguo finanziatore-filantropo americano, già monopolista dell’impero dei computer.
L’intero mondo crollato al suolo, inesorabilmente, a partire dal tragico abbattimento delle Twin Towers? C’è chi fa notare un oscuro precedente: il G8 di Genova, appena due mesi prima. Come se dovessere essere una sorta di prova generale dell’orrore. Evento scioccante, drammatico e meticolosamente pianificato, disse Wayne Madsen, allora funzionario della Nsa.
STRATEGIA DELLA TENSIONE
Ben 1.500 agenti – disse Madsen – lavorarono per mesi solo sul dossier Genova, il capolavoro del terrore realizzato con l’impiego dei Black Bloc (neri, come poi i miliziani dell’Isis). Quei tizi – osservò il generale Fabio Mini – si mossero nel capoluogo ligure applicando lo “swarming”, tecnica di guerriglia insegnata nelle scuole militari Nato: colpire e disperdersi rapidamente.
Esistono precise strutture – aggiunse Mini, già a capo della missione Kfor – che consentono anche a gruppi nutriti di attraversare liberamente le nostre frontiere, senza essere intercettati. E il movente del disastro quale sarebbe stato? All’epoca – disse Madsen – le multinazionali erano nel panico, di fronte alle istanze di giustizia sociale avanzate dal movimento NoGlobal a nome dell’intera popolazione mondiale.
APRIRE GLI OCCHI
Oggi, certe parole d’ordine rilanciate a Genova da personaggi come Manu Chao e don Andrea Gallo – pace, solidarietà, fratellanza – sembrano quasi bestemmie: eresie sepolte in un passato impresentabile. Fanno impressione, questi ultimi 22 anni, rivisti dall’alto delle Torri Gemelle. E fa impressione chi nega ancora l’evidenza, giurando sempre di dire la verità: tutta la verità, nient’altro che la verità.
Se non altro, dopo due decenni – le stragi, le guerre, la dittatura finanziaria e quella sanitaria, il panico terroristico e quello climatico – milioni di persone hanno aperto gli occhi. Ormai diffidano dell’autorità. E se accade qualcosa di strano, di mostruoso e inspiegabile, restano in allerta: hanno imparato che, dall’alto, è improbabile che possa venire qualcosa di buono. Si dice che, con l’omicidio Kennedy, l’America abbia perso la sua innocenza. A partire dall’11 Settembre, in compenso – nel mondo intero – una quota rilevante di popolazione sembra essersi liberata, dolorosamente, dell’ingenuità che ne faceva una facile preda.
GIORGIO CATTANEO